Quanto bramerei che i miei amici si trovassero ora per pochi istanti al mio fianco, per poter godere dessi pure, della vista incantevole che mi sta davanti.

(J. Wolfgang Goethe)

 

 

 

Il racconto del turismo alla Sega di Ala è legato inevitabilmente a tutte quelle trasformazioni sociali ed economiche accadute a partire dal secondo dopo guerra: da lì inizia un percorso, di evoluzione del godere del tempo libero, che arriva fino ad oggi e che il progetto MOU ha cercato di ricostruire dalla voce di chi ha vissuto queste trasformazioni.

Ma andiamo con ordine. C’è stato senza un dubbio un prima, e se Goethe è spesso citato come simbolo della pratica dei Grand Tour, il botanico John Ball può essere citato come uno primi narratori ed esploratori eroici delle Alpi. Questo istrionico irlandese, volitivo e caparbio esploratore della Alpi, nonché primo presidente dell’Alpine Club, nel suo peregrinare transita proprio in Lessinia e nel volume pubblicato nel 1874 descrive il passaggio tra Verona e Ala attraverso i monti Lessini in questo modo:

 

 * Probably owning its vicinity to so many places of special interest, this tract has been strangely neglected by all travellers, including the present writer, and he is able to give but scanty information about it.

* Probabilmente a causa della vicinanza di numerosi altri luoghi di interesse, questo tratto è stato stranamente trascurato dai diversi viaggiatori, incluso il narratore, che può quindi fornire solo scarse informazioni al suo riguardo - (traduzione degli autori)

 

Il turismo è stato quindi anzitutto viaggio, di formazione o di esplorazione, spesso con fini scientifici e altrettanto spesso molto avventuroso. Questo brulichio di avventurieri (donne e uomini) si affiancava a tutti quegli spostamenti plurisecolari legati ai commerci e agli scambi, ma qualcosa stava cambiando.

 


E la Sega? Il “prima” del turismo alla Sega è indicato dalla presenza della Locanda Alpina (chiamata anche Albergo Alpino e prima ancora Albergo Sega) luogo di sosta nel passaggio tra i confini e riferimento per malghesi, boscaioli e famiglie alensi soprattutto nel periodo estivo, quando il clima favoriva il lavoro e gli spostamenti. In precedenza il ruolo di ospizio era stato svolto per un periodo di tempo anche dalla struttura connessa alla chiesa di San Rocco, una modalità imprenditoriale che univa saggiamente i bisogni del cielo e le esigenze della terra.

Nel 1909 sorgono alla Sega di Ala tre edifici iconici: ovvero le ville della Sega. Le tre ville, costruite da altrettante famiglie notabili di Ala, ospitavano queste ultime durante periodi di permanenza perlopiù estivi in un epoca della storia europea che stava accelerando la vita fondendo sempre più tecnica e poesia, scienza e arte, azione e reazione. Un’epoca eroica e simbolica anche per le Alpi, in cui la montagna entra nell’immaginario come luogo di conforto e di cura per anime che intravvedevano i rumorosi conflitti mondiali all’orizzonte e chissà forse cercavano di nascondersi da un’urbanità stimolante ma incessante. Le tre ville sono ancora oggi permeate da questa aura di seria e severa tranquillità.

C’è poi la cosiddetta Colonia, nata come casa dei finanzieri e utilizzata successivamente come luogo di vacanze dalle famiglie alensi, fino ad essere trasformata in un moderno luogo di ospitalità per gruppi vacanze.

Ma la storia non si è fermata, le interviste di MOU hanno infatti raccolto la viva voce ed il racconti di chi può testimoniare come la villeggiatura alla Sega di Ala si sia trasformata negli ultimi sessant’anni, evolvendosi parallelamente al grande turismo di massa.

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